Ha senso dire: “costringe a rileggere il soggetto con occhi nuovi”

Quando l’arte contemporanea invade gli spazi antichi

di Federico Giannini, Finestre sull’arte, 11-8-2022

Christo e Jeanne-Claude, Wrapped Fountain and Wrapped Medieval Tower (1968)

Sempre più spesso l’arte contemporanea si ritrova a invadere gli spazi dell’arte antica. Una convivenza che spesso però appare forzata e pretestuosa, oppure non si cura della leggibilità degli spazi antichi. Come fare in modo che la compresenza sia utile per tutti?

Chiunque si trovi a visitare il Palazzo Ducale di Venezia fino al prossimo 29 ottobre, nella Sala dello Scrutinio non troverà le opere del Tintoretto, di Andrea Vicentino, di Pietro Liberi, di Palma il Giovane e degli altri che dipinsero i fasti della Serenissima sui grandi teleri qui sistemati a formare una sorta di fregio in lode alla Repubblica dopo che il disastroso incendio del 1577 distrusse questa sala e il vicino Salone del Maggior Consiglio: da marzo, tutto è coperto da un’enorme installazione di Anselm Kiefer, targata Gagosian, appositamente creata per questa sala, e immaginata per rispondere, si legge nella presentazione, ad alcuni precisi scopi.

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La luce, magia di Canaletto e Guardi

Canaletto e Guardi forever

di Fabrizio Magani, Finestre sull’arte, 18-6-2022

Canaletto, Chiesa del Redentore (1746 circa; olio su tela, 47,4 x 77,3 cm; Londra, Moretti Fine Art)

Il vedutismo settecentesco conobbe due grandi protagonisti: il Canaletto e Francesco Guardi. Canaletto ebbe una fortuna continua, mentre Guardi fu riscoperto solo agli inizî del Novecento. Due pittori così vicini, ma che intesero la veduta in maniera profondamente diversa.

Che colpo per il vecchio Luca Carlevarijs questa storia. Era a Venezia da diverso tempo dedito al paesaggismo pittoresco e perciò era anche il principale specialista nella veduta topografica, genere che coltivò col merito dello studio tecnico-scientifico riconosciutogli da più parti. Sembra essere, nella parte finale del Seicento, il più dotato dal punto di vista della preparazione, tanto da far pensare che fosse motivato sui problemi della meccanica della composizione richiesta dalla ricognizione topografica dei luoghi. Difatti, il ritratto dell’artista maturo fattogli da Bartolomeo Nazzari (Oxford, Ashmolean Museum) mostra la strumentazione di cui si circondava abitualmente, mappamondo, compasso, misuratori, testi scientifici e, solo più defilata, la tavolozza.

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La mostra del Grand Tour a cui dedicheremo uno dei nostri incontri

Il Grand Tour, sognando l’Italia nel Settecento. La mostra di Milano

di Federico Giannini, Finestre sull’arte, 21-1-2022

Gaspar van Wittel, Veduta del Colosseo con l'arco di Costantino (1716; olio su tela, 54,5 x 114,3 cm; Norfolk, The Earl of Leicester and the Trustees of the Holkham Estate)

Recensione della mostra “Grand Tour. Sogno d’Italia da Venezia a Pompei”, a Milano, Gallerie d’Italia di piazza Scala, dal 19 novembre al 27 marzo 2022.

L’espressione “Grand Tour” compare per la prima volta nel 1670, nello scritto d’un prete cattolico inglese, Richard Lassels, che quell’anno pubblicava a Parigi un libro, The Voyage of Italy, nel quale erano descritte le città, i monumenti, gli edifici visti durante un viaggio in Italia. Il libro cominciava con una prefazione in cui Lassels elencava i benefici del viaggiare, e tra i varî vantaggi di quest’attività il sacerdote includeva la possibilità di capire meglio la storia che si legge sui libri: “nessuno”, scriveva Lassels, “comprende meglio Livio e Cesare, Guicciardini e Monluc di colui che ha fatto il Grand Tour di Francia e il Giro d’Italia”.

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Generoso mecenatismo o di elemosina padronale?

La patacca di Rialto: si scrive mecenati, si legge padroni

di Tomaso Montanari, Emergenza cultura, 14-9-2021

“OTB and Renzo Rosso / funded the restoration / of the Rialto Bridge / returning it to its magnificence / for the world to enjoy / OTB/ Only The Brave Foundation/october 2019”. È questa la scritta che campeggia sulla piastra d’ottone di ottanta per sessanta centimetri che è stata solennemente murata sul pavimento del Ponte di Rialto, mentre Cristiana Capotondi presentava, Andrea Bocelli cantava l’inno nazionale, il patriarca di Venezia benediceva e Brugnaro e Zaia si prendevano la scena. Leggi tutto “Generoso mecenatismo o di elemosina padronale?”

Feroce ironia di Tiepolo

G.B. Tiepolo e la caricatura

di Francesca Saba Sardi, Ultrafilosofia, 2016

Giovanni Battista Tiepolo | Caricature of a Seated Man with a Book and a  Cane | The Metropolitan Museum of Art

Dalle carte dell’epoca risulterebbe che Giambattista Tiepolo era affettuosamente, e dialettalmente, insignito di due soprannomi: «el Tiepoleto» e «el Tiepolo dei siori».

La desinenza in «eto» la dice lunga: ne fa un giocherellone, un birichino. E infatti, i coevi cronisti trovarono da ridire sui suoi atteggiamenti e qualità. «Non sa fare teste graziose» e ha «una facilità che nuoce alla correttezza» constatava, nel 1774, uno fra i tanti, R. J. Manetti, intendendo che mostrava scarso rispetto per la «verità» delle cose. Insomma, un pittore un po’ indifferente alla prescrittiva aderenza alla «realtà». Leggi tutto “Feroce ironia di Tiepolo”

Piccola guida all’Italia divorata dalla speculazione e dall’idiozia

Bell’Italia, cartoline da un Paese sfregiato

di Tomaso Montanari, “Il Fatto Quotidiano”, 15 agosto 2020

È Cicerone a ricordarci come l’immane razzìa artistica di Verre, il corrottissimo governatore della Sicilia, ispirò agli sveglissimi ragazzi di Siracusa un lavoro (certo precario, come per i loro discendenti di oggi): quello dei mistagoghi, le guide che conducevano i turisti del 70 a.C. nell’allucinante tour di un patrimonio ferito. Leggi tutto “Piccola guida all’Italia divorata dalla speculazione e dall’idiozia”

Carpaccio: dietro il mito e la leggenda storia e politica

Le pitture di Carpaccio in S. Giorgio degli Schiavoni a Venezia

di Gennaro Cucciniello, 9-10-2010

Il luogo. La Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, eretta dalla comunità dei Dalmati ai primi del ‘500, si trova in una zona appartata della città lagunare, lungo un piccolo rio. Per arrivarci, si parte da piazza San Marco, percorrendo un quartiere nel quale si intrecciano calli e callette, rii e ponti, con alcuni campi caratteristici. Dalla piazzetta dei Leoncini, accanto alla basilica, si imbocca la calle di Canonica, che costeggia il palazzo Patriarcale. Si oltrepassa il chiostrino di S. Apollonia (unico esempio a Venezia di chiostro romanico, secoli XII e XIII) e si arriva alla bellissima chiesa di San Zaccaria. Leggi tutto “Carpaccio: dietro il mito e la leggenda storia e politica”

Indecifrabile Giorgione: un nuovo libro sulla Tempesta

Giorgione. La tempesta – di Maria Daniela Lunghi

Di Federico Giannini, 11-4-2015

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Recensione del libro Giorgione. La tempesta di Maria Daniela Lunghi, un nuovo interessante contributo sugli studi attorno a questo celebre capolavoro.

Sulla Tempesta di Giorgione è stato scritto di tutto, ma è sempre ben accetto ogni nuovo contributo che possa aiutare, in modo serio, a far luce sul grande mistero che da secoli pone interrogativi a tutti coloro che lo osservano. Perché, com’è risaputo, il significato dell’opera è tutt’altro che noto: Giorgione, autore fondamentale per l’arte occidentale, ma di cui si sa pochissimo, era abituato a lavorare per dei committenti molto sofisticati, che condividevano un proprio linguaggio, indispensabile per una sorta di “isolamento dorato” dal resto del mondo. Leggi tutto “Indecifrabile Giorgione: un nuovo libro sulla Tempesta”