Pontormo: l’insostenibile leggerezza dell’essere

La Deposizione del Pontormo, un capolavoro anticonformista che rompe con la tradizione

La “Deposizione” del Pontormo, conservata nella chiesa di Santa Felicita a Firenze, è considerata uno dei capolavori fondanti del Manierismo. È di sicuro un’opera anticonformista che segna un netto distacco dalla tradizione.

È ormai riconosciuto il ruolo della Deposizione del Pontormo (Jacopo Carucci; Pontorme di Empoli, 1494 – Firenze, 1557) come capolavoro fondante di quel periodo storico che nella manualistica è detto “Manierismo”, malgrado l’opera possa esser letta anche (e forse soprattutto) come un capitolo a sé, come frutto dell’ingegno di un artista che, pur essendo figlio del suo tempo, non è incasellabile ed è oltremodo difficile da categorizzare.

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Donatello a Firenze

Donatello, confronti e ricezione per il grande proteiforme

di Daniele Rivoletti, Alias, 22-5-2022

A Firenze, Palazzo Strozzi e Museo del Bargello, “Donatello. Il Rinascimento”, a cura di Francesco Caglioti, con Laura Cavazzini, Aldo Galli, Neville Rowley. La mostra offre un esempio di metodo nel delucidare l’ardore sperimentale dello scultore in relazione ai contemporanei e ai posteri. Da Masaccio a Paolo Uccello a Mantegna, a Michelangelo, la dovizia degli accostamenti in linea con la migliore tradizione (Luciano Bellosi) Leggi tutto “Donatello a Firenze”

Grande mostra su Donatello a Firenze

Donatello contemporaneo sempre. A proposito della mostra di Palazzo Strozzi e Bargello

di Federico Giannini, Finestre sull’arte 1-4-2022

Sala della mostra Donatello. Il Rinascimento. Foto di Ela Bialkowska - OKNO Studio

Recensione della mostra “Donatello. Il Rinascimento”, a Firenze, Palazzo Strozzi e Museo Nazionale del Bargello, dal 19 marzo al 31 luglio 2022.

Si potrebbe discutere per ore su quel che Francesco Caglioti scrive nell’introduzione del catalogo della sua mostra Donatello. Il Rinascimento, quando ribadisce che le ricerche storico-artistiche tendano vieppiù al superamento dell’approccio legato alle vicende dei singoli maestri.

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Ancora sulle battaglie di Paolo Uccello

Il “gran et bel facto d’arme” di Paolo Uccello. La Battaglia di San Romano

di Mauro Minardi, Finestre sull’arte, 24-3-2022

Paolo Uccello, La Battaglia di San Romano, Niccolò da Tolentino alla testa dei fiorentini (1438-1440 circa; tempera su tavola, 182 x 320 cm; Londra, National Gallery)

La Battaglia di San Romano è forse l’opera più celebre di Paolo Uccello (Paolo di Dono; Firenze, 1397 – 1475). Il ciclo è composto da tre tavole, conservate in tre diversi museim e racconta un fatto d’armi del 1432: la battaglia combattuta a San Romano tra fiorentini e senesi.

San Romano, 1° giugno 1432. In questa piana, tra Montopoli e Pontedera, si svolse il “gran et bel facto d’arme”, secondo le parole del cronista Guerriero da Gubbio, che non ebbe un effetto decisivo nella guerra che da tre anni opponeva Firenze a Lucca e ai suoi alleati, ma che ebbe il potere, in un momento di difficoltà per la città gigliata, di risollevarne gli animi e diede poi l’occasione a Paolo Uccello di dipingere il suo capolavoro.

 

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Il dipinto dell’utopia metafisica

La Città Ideale di Urbino: uno dei misteri del primo Rinascimento

di Ilaria Baratta, Finestre sull’arte, 6-3-2022

Pittore dell’Italia centrale (già attribuita a Luciano Laurana), Città Ideale (1480-1490?; olio su tavola, 67,7 x 239,4 cm; Urbino, Galleria Nazionale delle Marche)

La Città Ideale conservata alla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino è uno dei dipinti più misteriosi del Rinascimento. Fino al 27 marzo 2022 è posta in relazione coi progetti del Danteum di Lingeri e Terragni in una mostra nel suo museo.

Se il Danteum progettato dagli architetti razionalisti Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni alla fine degli anni Trenta su proposta dell’allora direttore dell’Accademia di Brera e presidente della Società Dantesca Italiana Rino Valdemeri, apprezzata dal governo Mussolini, avrebbe dovuto dar forma all’immaginario dantesco in un’architettura ideale e piena di simbolismi (il progetto non venne mai realizzato a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale), la Città ideale, capolavoro simbolo del Rinascimento, dà tuttora forma visiva a quella che doveva essere la rappresentazione del concetto teorico di una perfetta piazza rinascimentale, basata su linee prospettiche.

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Botticelli e Dante

Un incredibile mondo visionario: le illustrazioni di Botticelli per la Divina Commedia

Sandro Botticelli, Paradiso IX (1481-1495; punta d'argento, inchiostro e penna su pergamena, 322 x 470 mm; Berlino, Kupferstichkabinett)

Sul finire del Quattrocento, Sandro Botticelli realizzò diversi disegni per illustrare la Divina Commedia di Dante. Sono tra le opere meno note del grande artista fiorentino ma ci restituiscono tutta la sua potenza visionaria.

Tra il Kupferstichkabinett di Berlino e la Biblioteca Apostolica Vaticana si conservano 92 disegni che illustrano un testo manoscritto della Commedia di Dante Alighieri (Firenze, 1265 – Ravenna, 1321). Questi disegni furono commissionati a Sandro Botticelli (Firenze, 1445 – 1510) da Lorenzo di Pier Francesco de’ Medici (Firenze, 1463 – 1503), cugino di Lorenzo il Magnifico. A questo membro della famiglia Medici viene ricondotta anche la proprietà di alcune tra le opere più conosciute del pittore fiorentino: la Primavera, la Nascita di Venere e Pallade e il Centauro. Rispetto alle opere a tema mitologico appena citate, diventate tra i simboli universali della pittura rinascimentale italiana, i disegni della Commedia sono rimasti spesso nell’ombra all’interno della produzione botticelliana.

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Conferenze online ottobre

Conferenze online ottobre: Botticelli e il suo tempo

Salve a tutte e tutti
dopo la lunga pausa estiva riprendiamo con le nostre amate conferenze di arte online.
Il programma prosegue idealmente quello precedente l’estate, continuando la trattazione dei grandi protagonisti dell’arte fiorentina quattrocentesca, uno dei periodi in assoluto più affascinanti.
Avremo in ottobre un gruppo di incontri che, sotto il titolo  “Botticelli e il suo tempo“, si propone di illustrare la vivace situazione della seconda metà del secolo quando, morti o isolati i grandi protagonisti precedenti, si andava affermando un linguaggio pittorico più raffinato ed elegante, innervato di raffinatezze culturali e di preziosità tecniche. Un’epoca dominata dalla figura complessa di Botticelli, ma anche dai suoi antagonisti – non dimentichiamo che per produrre arte era necessario “essere sul mercato” e vendere – tra i quali spiccano gli impresari di grandi botteghe, come il Verrocchio, e una serie di raffinati scultori ed artigiani, nonché di architetti, intenti a rendere appetibili ai palati del tempo le rivoluzionarie innovazioni dei grandi maestri.
Una grande stagione dominata dall’interessato e occhiuto mecenatismo mediceo – un vero e proprio strumento di potere – drammaticamente conclusa con la calata francese in Italia e la cacciata dei Medici, con il governo intransigente e bacchettone del Savonarola.
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Il fatidico concorso del 1401

Il concorso del 1401 che ha cambiato la storia dell’arte: la sfida tra Ghiberti e Brunelleschi

di Federico Giannini e Ilaria Baratta, Finestre sull’arte 28-8-2021

Lorenzo Ghiberti, Sacrificio di Isacco (1401; bronzo, 45 x 38 cm; Firenze, Museo Nazionale del Bargello)

Per convenzione si fa iniziare il Rinascimento fiorentino con il celeberrimo concorso del 1401, quando due dei più grandi artisti del tempo, Lorenzo Ghiberti e Filippo Brunelleschi, si sfidarono per la Porta Nord del Battistero di Firenze. Ecco come andarono le cose.

 

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Masaccio il grande

La Cappella Brancacci: il nuovo sguardo della pittura

di Francesca Interguglielmi, Finestre sull’arte, 29-7-2021

La parete sinistra

A Firenze, nella zona dell’Oltrarno, tra i tanti magnifici luoghi che si possono visitare, uno venne descritto dal pittore neoclassico Jean-Auguste-Dominique Ingres come “vera culla della pittura”. Si tratta della Cappella Brancacci, che si trova all’interno della chiesa di Santa Maria del Carmine. Questa cappella fu sotto il patronato della famiglia fiorentina dei Brancacci a partire dalla seconda metà del XIV secolo fino al 1780, passando poi ai Riccardi.

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La luce mistica dell’Angelico

L’Annunciazione di Cortona del Beato Angelico: luce divina che si riflette sulla terra

di Federico Giannini, Finestre sull’arte, 25-7-2021

Beato Angelico, Annunciazione (1434-1436 circa; tempera su tavola, 175 x 180 cm; Cortona, Museo Diocesano)

È una delle più belle annunciazioni del Beato Angelico (Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro; Vicchio, 1395 circa – Roma, 1455): l’Annunciazione di Cortona. Osservandola, si comprende la natura dell’arte del grande frate-pittore.

Quale posto occupa il Beato Angelico nello sviluppo dell’arte italiana? Se lo domandava Pavel Pavlovič Muratov nel 1929. Ed è una domanda alla quale tanti studiosi, in maniera più o meno esplicita, han tentato di dare una risposta, cercando di spiegare le ragioni sottese a quell’arte così devota, così religiosamente ispirata, talvolta così visionaria, tanto da essere a lungo bollata, a torto, come una specie d’ultimo bagliore tardogotico.

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