Il capolavoro di Pisanello in nuova luce

Il torneo del Pisanello a Mantova. La storia dell’emozionante scoperta di un ciclo spettacolare

Cavalieri impegnati nel torneo

Dipinto in una sala di Palazzo Ducale a Mantova tra il 1430 e il 1433 dal Pisanello, lo spettacolare ciclo del torneo cavalleresco finì presto nell’oblio, coperto da pitture successive. Poi, negli anni ’60 del secolo scorso, l’emozionante scoperta. E oggi per la sala un nuovo allestimento.

“Una delle più importanti acquisizioni nel campo della storia dell’arte nel XX secolo”: così, e giustamente, il direttore del Palazzo Ducale di Mantova, Stefano L’Occaso, definisce la scoperta del ciclo arturiano che uno dei più grandi artisti del primo Quattrocento, Antonio Pisano detto il Pisanello, dipinse in un ambiente della sontuosa reggia gonzaghesca, e del quale s’era da tempo persa la memoria. Le pitture murali del Pisanello, incompiute, erano state coperte nel corso dei secoli, prima nel Cinquecento e poi ancora nel Settecento, e la sala aveva assunto un aspetto completamente diverso rispetto a quello che doveva avere agl’inizi del XV secolo.

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Grande mostra su Donatello a Firenze

Donatello contemporaneo sempre. A proposito della mostra di Palazzo Strozzi e Bargello

di Federico Giannini, Finestre sull’arte 1-4-2022

Sala della mostra Donatello. Il Rinascimento. Foto di Ela Bialkowska - OKNO Studio

Recensione della mostra “Donatello. Il Rinascimento”, a Firenze, Palazzo Strozzi e Museo Nazionale del Bargello, dal 19 marzo al 31 luglio 2022.

Si potrebbe discutere per ore su quel che Francesco Caglioti scrive nell’introduzione del catalogo della sua mostra Donatello. Il Rinascimento, quando ribadisce che le ricerche storico-artistiche tendano vieppiù al superamento dell’approccio legato alle vicende dei singoli maestri.

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Ancora sulle battaglie di Paolo Uccello

Il “gran et bel facto d’arme” di Paolo Uccello. La Battaglia di San Romano

di Mauro Minardi, Finestre sull’arte, 24-3-2022

Paolo Uccello, La Battaglia di San Romano, Niccolò da Tolentino alla testa dei fiorentini (1438-1440 circa; tempera su tavola, 182 x 320 cm; Londra, National Gallery)

La Battaglia di San Romano è forse l’opera più celebre di Paolo Uccello (Paolo di Dono; Firenze, 1397 – 1475). Il ciclo è composto da tre tavole, conservate in tre diversi museim e racconta un fatto d’armi del 1432: la battaglia combattuta a San Romano tra fiorentini e senesi.

San Romano, 1° giugno 1432. In questa piana, tra Montopoli e Pontedera, si svolse il “gran et bel facto d’arme”, secondo le parole del cronista Guerriero da Gubbio, che non ebbe un effetto decisivo nella guerra che da tre anni opponeva Firenze a Lucca e ai suoi alleati, ma che ebbe il potere, in un momento di difficoltà per la città gigliata, di risollevarne gli animi e diede poi l’occasione a Paolo Uccello di dipingere il suo capolavoro.

 

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Il dipinto dell’utopia metafisica

La Città Ideale di Urbino: uno dei misteri del primo Rinascimento

di Ilaria Baratta, Finestre sull’arte, 6-3-2022

Pittore dell’Italia centrale (già attribuita a Luciano Laurana), Città Ideale (1480-1490?; olio su tavola, 67,7 x 239,4 cm; Urbino, Galleria Nazionale delle Marche)

La Città Ideale conservata alla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino è uno dei dipinti più misteriosi del Rinascimento. Fino al 27 marzo 2022 è posta in relazione coi progetti del Danteum di Lingeri e Terragni in una mostra nel suo museo.

Se il Danteum progettato dagli architetti razionalisti Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni alla fine degli anni Trenta su proposta dell’allora direttore dell’Accademia di Brera e presidente della Società Dantesca Italiana Rino Valdemeri, apprezzata dal governo Mussolini, avrebbe dovuto dar forma all’immaginario dantesco in un’architettura ideale e piena di simbolismi (il progetto non venne mai realizzato a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale), la Città ideale, capolavoro simbolo del Rinascimento, dà tuttora forma visiva a quella che doveva essere la rappresentazione del concetto teorico di una perfetta piazza rinascimentale, basata su linee prospettiche.

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Conferenze online ottobre

Conferenze online ottobre: Botticelli e il suo tempo

Salve a tutte e tutti
dopo la lunga pausa estiva riprendiamo con le nostre amate conferenze di arte online.
Il programma prosegue idealmente quello precedente l’estate, continuando la trattazione dei grandi protagonisti dell’arte fiorentina quattrocentesca, uno dei periodi in assoluto più affascinanti.
Avremo in ottobre un gruppo di incontri che, sotto il titolo  “Botticelli e il suo tempo“, si propone di illustrare la vivace situazione della seconda metà del secolo quando, morti o isolati i grandi protagonisti precedenti, si andava affermando un linguaggio pittorico più raffinato ed elegante, innervato di raffinatezze culturali e di preziosità tecniche. Un’epoca dominata dalla figura complessa di Botticelli, ma anche dai suoi antagonisti – non dimentichiamo che per produrre arte era necessario “essere sul mercato” e vendere – tra i quali spiccano gli impresari di grandi botteghe, come il Verrocchio, e una serie di raffinati scultori ed artigiani, nonché di architetti, intenti a rendere appetibili ai palati del tempo le rivoluzionarie innovazioni dei grandi maestri.
Una grande stagione dominata dall’interessato e occhiuto mecenatismo mediceo – un vero e proprio strumento di potere – drammaticamente conclusa con la calata francese in Italia e la cacciata dei Medici, con il governo intransigente e bacchettone del Savonarola.
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Una fantasmagorica predella di Ercole de Roberti

Un mondo alto 27 cm: la predella del Polittico Griffoni, capolavoro di Ercole de’ Roberti

di Federico Giannini, da Finestre sull’arte, 6-6-2021

Ercole de’ Roberti, Storie di san Vincenzo Ferrer, dal Polittico Griffoni (1470-1472; tempera su tavola, 27,5 x 214 cm; Città del Vaticano, Musei Vaticani, Pinacoteca Vaticana, inv. 286)

La predella del Polittico Griffoni, conservata presso la Pinacoteca Vaticana, è un capolavoro di estro e fantasia di Ercole de’ Roberti (Ferrara, 1451 – 1496), uno dei grandi artisti della scuola ferrarese del Quattrocento. Leggi tutto “Una fantasmagorica predella di Ercole de Roberti”

La Sant’Anna di Masolino e Masaccio: il vecchio e il nuovo nello stesso quadro

La Sant’Anna Metterza di Masaccio e Masolino: due epoche che s’incontrano in una tavola

Masaccio e Masolino da Panicale, Sant'Anna, la Madonna col Bambino e cinque angeli o Sant'Anna Metterza (1424-1425 circa; tempera su tavola, 175 x 103 cm; Firenze, Galleria degli Uffizi, inv. 1890 n. 8386)

Masaccio e Masolino da Panicale, Sant’Anna, la Madonna col Bambino e cinque angeli o Sant’Anna Metterza (1424-1425 circa; tempera su tavola, 175 x 103 cm; Firenze, Galleria degli Uffizi, inv. 1890 n. 8386)
La Sant’Anna Metterza, conservata agli Uffizi, è opera realizzata assieme da Masaccio e Masolino: caposaldo della storia dell’arte italiana, è un dipinto che racchiude l’incontro (e il divario) tra due epoche.

È difficile trovare un manuale di storia dell’arte che non riproduca la Sant’Anna Metterza, la tavola degli Uffizi realizzata, attorno al 1424, da Masaccio assieme a Masolino da Panicale. E rare sono anche le opere che riescano a rivaleggiare col fascino della Sant’Anna Metterza: trovarsi dinnanzi a questo caposaldo delle vicende artistiche italiane equivale a osservare un passaggio storico nel suo svolgimento, ad assistere a uno spartiacque fondamentale, all’incontro tra due epoche, ci consente d’ammirare simultaneamente, entro i bordi della tavola, gli esiti della rivoluzione masaccesca e le reazioni alle novità che quel giovanissimo provinciale nato a San Giovanni Valdarno, e quindi conterraneo di Masolino, aveva recato nella pittura del primo Quattrocento. Leggi tutto “La Sant’Anna di Masolino e Masaccio: il vecchio e il nuovo nello stesso quadro”

Quando Volpe riconobbe Paolo Uccello a Bologna

Paolo Uccello, fulmine a ciel sereno a Bologna

di Andrea Bacchi, Alias, 3-11-2020

L’affresco mutilo con la

L’affresco mutilo con la “Natività” (Bologna, San Martino Maggiore) ricondotto dallo studioso a Paolo Uccello nel 1980

Folgorazioni / Storici dell’arte: Carlo Volpe. Nel 1980 riconobbe quale opera del vertiginoso prospettico toscano l’affresco (mutilo) con la “Natività” in San Martino Maggiore: una scoperta spartiacque. Allievo a largo spettro di Roberto Longhi, Volpe rovesciò in questo modo le posizioni del maestro sia sul «curriculo» di Paolo di Dono sia sul ruolo storico del Quattrocento felsìneo

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Il pavimento del Duomo di Siena

Un racconto di marmo. Il pavimento del Duomo di Siena

Il pavimento del Duomo di Siena. © Opera della Metropolitana di Siena

Il pavimento del Duomo di Siena è una delle opere più straordinarie del Rinascimento: un vero racconto di marmo (ma non solo) che si dipana ai piedi di chi entra nella Cattedrale senese.

Entrando nel Duomo di Siena, dedicato alla Vergine Assunta, che con le sue forme gotiche si erge maestoso sull’acropoli della città toscana, lo sguardo deve essere indirizzato a trecentosessanta gradi, perché si possono osservare capolavori d’arte non soltanto intorno a noi, ma anche sotto ai piedi. Infatti nel cuore religioso di questa città si trova quello che Vasari definì “il più bello…grande e magnifico pavimento che mai fosse stato fatto”. Leggi tutto “Il pavimento del Duomo di Siena”

Troppo realistico? Implacabile intensità donatelliana

Lányi, Donatello anno zero

Donatello,

Donatello, “San Lussorio” (o “San Rossore”), 1425-’27 ca, Pisa, Museo Nazionale di San Matteo

Folgorazioni: Jenö Lányi / Donatello, «San Lussorio» (o «San Rossore»), Pisa, Museo Nazionale di San Matteo. Fino al 1939, anno in cui ne scrisse Jenö Lányi, il “San Lussorio” era considerato un intralcio dalla critica donatelliana: realismo troppo compiaciuto… Fu il critico ungherese, con il suo sguardo che ha qualcosa di Musil, a «ristabilirne» la qualità suprema, configurando un nuovo canone dell’opera dello scultore fiorentino Leggi tutto “Troppo realistico? Implacabile intensità donatelliana”