Il Romanticismo di Fontanesi a Reggio Emilia, mostra di qualità

Antonio Fontanesi, l’ultimo romantico. E la sua eredità da Pellizza da Volpedo a Burri

di Ilaria Baratta, Finestre sull’arte, 9-6-2019

Sala della mostra Antonio Fontanesi e la sua eredità a Reggio Emilia, Palazzo dei Musei

Recensione della mostra “Antonio Fontanesi e la sua eredità. Da Pellizza da Volpedo a Burri”, dal 6 aprile al 14 luglio 2019 ai Musei Civici di Reggio Emilia

Artista dotato di una forte sensibilità pittorica, a tratti poetica, Antonio Fontanesi (Reggio Emilia, 1818 – Torino, 1882) trascorse gli ultimi anni della sua vita nel più totale sconforto, a seguito dell’esito negativo, o meglio, di una vera bocciatura subita in occasione della presentazione di uno dei suoi ultimi e più ambiziosi dipinti, Le nubi, all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Torino del 1880. Il grande quadro non ricevette nemmeno la pur minima considerazione da parte della giuria che, evidentemente, non era a conoscenza oppure non apprezzava i cambiamenti che la pittura di paesaggio aveva avuto nei tempi più recenti. L’opera evidenziava il tratto altamente poetico con cui l’artista aveva raffigurato la natura e gli influssi artistici della tradizione, a cominciare dal paesaggio classico e ideale del secentesco Claude Lorrain (Chamagne, 1600 – Roma, 1682) per giungere al paesaggio olandese e infine a quello del romanticismo inglese. Leggi tutto “Il Romanticismo di Fontanesi a Reggio Emilia, mostra di qualità”

Valore della bella mostra di Morbelli alla GAM di Milano

Angelo Morbelli, la sua Milano, il divisionismo. La bella mostra del centenario alla Galleria d’Arte Moderna

di Federico Giannini 6-5-2019

Una sala della mostra Morbelli. 1853 - 1919 alla GAM di Milano

Recensione della mostra “Morbelli. 1853-1919” alla GAM di Milano, dal 15 marzo al 16 giugno 2019.

Una delle conquiste più interessanti e feconde della mostra Morbelli. 1853 – 1919, la preziosa rassegna antologica che la Galleria d’Arte Moderna di Milano dedica ad Angelo Morbelli (Alessandria, 1853 – Milano, 1919) nel centenario della scomparsa, è il reperimento (con susseguente pubblicazione) d’una lettera inedita che il grande pittore alessandrino (ma milanese d’adozione) inviò al critico Gustavo Macchi, probabilmente agl’inizî del secondo decennio del Novecento (la missiva non è datata, ma si può ricavare una possibile collocazione temporale dai suoi contenuti). Leggi tutto “Valore della bella mostra di Morbelli alla GAM di Milano”

Ancora su Canova: novello Fidia o imitatore in salsa veneziana?

Canova, plasmare il Moderno facendo propria la lezione dell’Antico

Canova e l’Antico. È un confronto per analogia e opposizione quello istituito da Giuseppe Pavanello: più di cento opere messe in dialogo con i «modelli» greci e romani conservati al MANN

Antonio Canova, Apollo che si incorona, 1781-’82, Los Angeles, Getty Museum

Antonio Canova, Apollo che si incorona, 1781-’82, Los Angeles, Getty Museum

Su Antonio Canova la critica ha avuto sempre opinioni contrastanti. Anche quando il ‘nuovo Fidia’ (o ‘nuovo Lisippo’, come fu chiamato) era conteso dalle teste coronate di tutta Europa e perfino dalla giovane repubblica americana, altri lo liquidavano con una battuta: «scultore veneziano tradotto in greco».

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Un libro intelligente sull’Ottocento fuori dalla Francia

Da Klimt a Friedrich, da Repin a Schiele, l’altro Ottocento in un agile libro di Eugenio Riccomini

Recensione del libro ‘L’altro Ottocento. Russia, Germania, Austria’ di Eugenio Riccomini (Pendragon, 2018)

di Federico Giannini, Finestre sull’arte 2-9-2018

Eugenio Riccomini, L'altro Ottocento. Russia, Germania, Austria

È noto che diversi storici dell’arte palesino qualche difficoltà quando chiamati a mutare il loro registro per incontrare il favore e per suscitare l’interesse del grande pubblico. Non è così per Eugenio Riccomini (Nuoro, 1936), uno dei grandi maestri della storia dell’arte italiana: allievo di Carlo Volpe e di Stefano Bottari nonché amico di Francesco Arcangeli, Riccomini ha sempre saputo ben coniugare la sua carriera di storico dell’arte di spessore, funzionario in Soprintendenza e autore d’importanti studî sulla pittura emiliana del Cinque e del Seicento, con una ricca e apprezzata attività da divulgatore. Leggi tutto “Un libro intelligente sull’Ottocento fuori dalla Francia”

Ingres a Palazzo Reale: una recensione che invita a vedere gli aspetti positivi di una mostra un po’ deludente

Ingres a Palazzo Reale, una mostra che sottolinea la modernità del neoclassicismo francese

Jean-Auguste-Dominique Ingres, Il sogno di Ossian (1813; olio su tela, 348 x 275 cm; Montauban, Musée Ingres)
Si presenta con una spinta innovativa, fin dalla sua prima sala, l’esposizione dedicata a Jean-Auguste-Dominique Ingres (Montauban, 1780 – Parigi, 1867), allestita a Milano, a Palazzo Reale, e visitabile fino al 23 giugno 2019. Intenzione della mostra, come dichiarato nel catalogo della stessa e nel primo pannello esplicativo del percorso espositivo, è “rendere alla pittura e alla scultura degli anni 1780 – 1820 la sua forza innovativa, e volendo osare il suo romanticismo precursore” e presentare per la prima volta al pubblico italiano la produzione artistica di Ingres, artista tra i maggiori esponenti della pittura neoclassica, “superando definitivamente una visione corrente e peggiorativa del Neoclassicismo”.

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Cosa vediamo quando visitiamo un monumento? Il caso Notre Dame

Notre-Dame un falso storico? Discutiamone

Eugène-Emmanuel Viollet-le-Duc e la questione dell’autenticità. Siccome la Storia è scritta nell’entità materiale di un edificio, l’incendio di Notre-Dame ha distrutto un pezzo cospicuo della sua storia: nella quale primeggia il ruolo dell’architetto ottocentesco

La cattedrale di Notre-Dame in una foto di Édouard Baldus, anni sessanta dell’Ottocento. Dentro il testo, Eugène Viollet-le-Duc fotografato in tre pose diverse da Félix Nadar, 1878

La cattedrale di Notre-Dame in una foto di Édouard Baldus, anni sessanta dell’Ottocento

Gli edifici come la cattedrale di Parigi sono parte di quanto viene definito patrimonio culturale tangibile; ma hanno anche una portata culturale ben più ampia. L’edificio di fatto costituisce un’entità materiale, di cui avremmo voluto conservare tutti i singoli elementi che hanno fatto sì che fosse riconosciuto e percepito come tale, cioè un edificio denso di stratificazioni e un bene universale.

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Ingres a Palazzo Reale: una mostra con notevoli carenze

Ingres, maestro maggiore senza successione logica

A Milano, Palazzo Reale, “Ingres e la vita artistica al tempo di Napoleone”. Si promette una mostra sul pittore di Montauban, ma in mancanza di una narrazione vera e propria e di una seriazione cronologica i riferimenti sfuggono: resta la complessità di certi capolavori.

Jean Auguste Dominique Ingres,
Jean Auguste Dominique Ingres, “Donna con tre braccia”, 1816-1859, Montauban, Musée Ingres

 

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Variazione sul programma di giovedì 28

Conferenza: Romanticismo terza parte

Salve a tutte e tutti

diversamente da quanto scritto sul programma che avete ricevuto a suo tempo, l’incontro di giovedì 28  sarà dedicato a concludere le complesse tematiche del passaggio tra il momento neoclassico e quello romantico, con tutte le contaminazioni del caso. Me ne scuso con chi attendeva ansiosamente gli incontri dedicati all’arte bizantina, che comunque sono solo posticipati.

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Giovedì 14 primo capitolo degli incontri Romanticismo italiano

Romanticismo italiano

Capitolo 1

Cosa intendiamo quando parliamo di Romanticismo in arte? Canova fu romantico o neoclassico? Quali sono le relazioni tra questi due modi di fare arte e i loro riflessi sulla vita civile e sociale del tempo?

Per conoscere le risposte vieni giovedì in via terraggio 1 alle 14,45.

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Gli incontri si terranno nella consueta sede di Via Terraggio 1, angolo corso Magenta, al secondo piano, nella sede dell’Università Popolare, dalle 14,45 alle 17 circa.

La quota di partecipazione è di 13 euro, 5 per gli studenti.

E’ possibile acquistare su prenotazione i cd con le immagini e la registrazione degli incontri a 15 euro, 5 euro per le sole immagini.

Seducente e polisemantico: il guanto di Klinger

Una delle prime rappresentazioni del sogno nell’arte: il guanto di Max Klinger

Max Klinger, Ein Handschuh, Tavola 2: Handlung

La serie di stampe ‘Un guanto’ di Max Klinger è una delle prime rappresentazioni di un sogno nella storia dell’arte e sarà destinata a influenzare l’arte del Novecento.

“Klinger si pone a cavallo tra mondi interiori e realtà, in un dialogo tra un dentro e un fuori che è motivo del suo genio creativo. Nelle sue incisioni l’inconscio irrompe nella realtà impadronendosene e divenendo così tangibile. Influenzato da artisti come Arnold Böcklin, dal quale mutuò quel dissidio tra amore e morte che è tra i temi privilegiati del suo percorso creativo, guardò con ammirazione all’arte sorella, la musica, nel tentativo di dare vita all’opera d’arte totale perseguita da Wagner”.

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