Grandeur napoleonica e impero romano: una mostra

I francesi eredi dei Romani ai Fori imperiali

di Marcello Barbanera , Alias, 14-3-2021

Età napoleonica. Il Bonaparte intendeva trasformare l’assetto urbanistico di Roma, alla cui storia si ispirava, ma non fece in tempo neppure a metterci piede. Ora una mostra ai Mercati di Traiano racconta quella relazione, ricca di conseguenze

Charles Lock Eastlake, Il Foro di Traiano dopo gli scavi dei Francesi, 1820-1830 ca., Roma, Museo di Roma, foto Alfredo Valeriani

Charles Lock Eastlake, Il Foro di Traiano dopo gli scavi dei Francesi, 1820-1830 ca., Roma, Museo di Roma

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La mostra di Canova e Thorvaldsen a Milano

Canova e Thorvaldsen, l’eterna sfida da cui è nata la scultura moderna. La mostra a Milano

di Federico Giannini, Finestre sull’arte, 18-6-2020

Sala della mostra Canova Thorvaldsen. La nascita della scultura moderna. Ph. Credit Flavio Lo Scalzo

ecensione della mostra “Canova – Thorvaldsen. La nascita della scultura moderna”, a Milano, Gallerie d’Italia di piazza Scala, dal 24 ottobre 2019 al 28 giugno 2020.

Milano dovette contentarsi d’essere irradiata da un riverbero fulmineo della contesa che oppose i due grandi rivali della scultura neoclassica, Antonio Canova (Possagno, 1757 – Venezia, 1822) e Bertel Thorvaldsen (Copenaghen, 1770 – 1844): qui, in terra lombarda, la fortuna non arrise al veneto che, tra progetti accantonati, opere mai giunte a destinazione e propositi interrotti, mancò spesso l’occasione d’imporvi il suo genio, pur riuscendo comunque a farne rilucere l’astro: si pensi al bronzo del Napoleone come Marte pacificatore che dal 1859 troneggia sul cortile di Brera, ai calchi in gesso dell’Accademia, al cippo marmoreo a Giuseppe Bossi, eretto all’Ambrosiana dove ancora si trova. Dello scandinavo, invece, la città serba solo il cenotafio della poetessa Anna Maria Porro Lambertenghi, oggi protetto da una vetrata tra i tavolini del bar di Villa Reale: per un confronto più serrato tra i due, occorre semmai recarsi poco lontano dal capoluogo, alla Villa Carlotta di Tremezzo, dove il più fulgido esempio di bassorilievo neoclassico, l’Ingresso di Alessandro in Babilonia, capolavoro del danese, dialoga con alcune tra le migliori opere di Canova che Giovanni Battista Sommariva, grande appassionato dello scultore di Possagno, volle per la propria collezione. Leggi tutto “La mostra di Canova e Thorvaldsen a Milano”

L’ottima mostra che vedremo sui due massimi scultori del Neoclassicismo

Canova-Thorvaldsen, rivalità a suon di statue

A Milano, Gallerie d’Italia, “Canova Thorvaldsen. La nascita della scultura moderna”, a cura di Stefano Grandesso e Fernando Mazzocca. Un’occasione unica «vedere» il confronto – un topos del Neoclassicismo – fra la grazia “greca” dello scultore veneto e la fermezza aurea del danese

di Maichol Clemente, Alias 17-11-2019

Berthel Thorvaldsen,

Berthel Thorvaldsen, “Marte pacificatore”, Potsdam, Stiftung Preussische Schlösser und Gärten Berlin-Brandenburg

Chissà per chi parteggerà il visitatore della mostra Canova Thorvaldsen La nascita della scultura moderna aperta a Milano, alle Gallerie d’Italia, fino al prossimo 15 marzo. Uscirà canoviano o thorvaldseniano? Protenderà cioè per la scultura di rediviva classicità, di grazia, sentimento, partita dal cuore (come ebbe a scrivere Quatremère de Quincy) di Antonio Canova, oppure sarà più attirato dalla compostezza aurea, dalla fermezza nordica, dal diligente neoclassicismo espressi dalle opere del danese Berthel Thorvaldsen? Leggi tutto “L’ottima mostra che vedremo sui due massimi scultori del Neoclassicismo”

Ancora su Canova: novello Fidia o imitatore in salsa veneziana?

Canova, plasmare il Moderno facendo propria la lezione dell’Antico

Canova e l’Antico. È un confronto per analogia e opposizione quello istituito da Giuseppe Pavanello: più di cento opere messe in dialogo con i «modelli» greci e romani conservati al MANN

Antonio Canova, Apollo che si incorona, 1781-’82, Los Angeles, Getty Museum

Antonio Canova, Apollo che si incorona, 1781-’82, Los Angeles, Getty Museum

Su Antonio Canova la critica ha avuto sempre opinioni contrastanti. Anche quando il ‘nuovo Fidia’ (o ‘nuovo Lisippo’, come fu chiamato) era conteso dalle teste coronate di tutta Europa e perfino dalla giovane repubblica americana, altri lo liquidavano con una battuta: «scultore veneziano tradotto in greco».

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Ingres a Palazzo Reale: una recensione che invita a vedere gli aspetti positivi di una mostra un po’ deludente

Ingres a Palazzo Reale, una mostra che sottolinea la modernità del neoclassicismo francese

Jean-Auguste-Dominique Ingres, Il sogno di Ossian (1813; olio su tela, 348 x 275 cm; Montauban, Musée Ingres)
Si presenta con una spinta innovativa, fin dalla sua prima sala, l’esposizione dedicata a Jean-Auguste-Dominique Ingres (Montauban, 1780 – Parigi, 1867), allestita a Milano, a Palazzo Reale, e visitabile fino al 23 giugno 2019. Intenzione della mostra, come dichiarato nel catalogo della stessa e nel primo pannello esplicativo del percorso espositivo, è “rendere alla pittura e alla scultura degli anni 1780 – 1820 la sua forza innovativa, e volendo osare il suo romanticismo precursore” e presentare per la prima volta al pubblico italiano la produzione artistica di Ingres, artista tra i maggiori esponenti della pittura neoclassica, “superando definitivamente una visione corrente e peggiorativa del Neoclassicismo”.

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Ingres a Palazzo Reale: una mostra con notevoli carenze

Ingres, maestro maggiore senza successione logica

A Milano, Palazzo Reale, “Ingres e la vita artistica al tempo di Napoleone”. Si promette una mostra sul pittore di Montauban, ma in mancanza di una narrazione vera e propria e di una seriazione cronologica i riferimenti sfuggono: resta la complessità di certi capolavori.

Jean Auguste Dominique Ingres,
Jean Auguste Dominique Ingres, “Donna con tre braccia”, 1816-1859, Montauban, Musée Ingres

 

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Variazione sul programma di giovedì 28

Conferenza: Romanticismo terza parte

Salve a tutte e tutti

diversamente da quanto scritto sul programma che avete ricevuto a suo tempo, l’incontro di giovedì 28  sarà dedicato a concludere le complesse tematiche del passaggio tra il momento neoclassico e quello romantico, con tutte le contaminazioni del caso. Me ne scuso con chi attendeva ansiosamente gli incontri dedicati all’arte bizantina, che comunque sono solo posticipati.

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Giovedì 14 primo capitolo degli incontri Romanticismo italiano

Romanticismo italiano

Capitolo 1

Cosa intendiamo quando parliamo di Romanticismo in arte? Canova fu romantico o neoclassico? Quali sono le relazioni tra questi due modi di fare arte e i loro riflessi sulla vita civile e sociale del tempo?

Per conoscere le risposte vieni giovedì in via terraggio 1 alle 14,45.

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Gli incontri si terranno nella consueta sede di Via Terraggio 1, angolo corso Magenta, al secondo piano, nella sede dell’Università Popolare, dalle 14,45 alle 17 circa.

La quota di partecipazione è di 13 euro, 5 per gli studenti.

E’ possibile acquistare su prenotazione i cd con le immagini e la registrazione degli incontri a 15 euro, 5 euro per le sole immagini.

Sul Neoclassicismo come fondamento della pittura romantica

Nobile semplicità e quieta grandezza: Winckelmann e le basi del neoclassicismo

di Federico Giannini, 28-7-2014

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Non si potrebbe comprendere il neoclassicismo senza far riferimento alla figura del principale teorico di questo movimento che si sviluppò nella seconda metà del Settecento e contraddistinse anche buona parte del secolo successivo: stiamo parlando di Johann Joachim Winckelmann (Stendal, 1717 – Trieste, 1768), autore del fondamentale saggio Pensieri sull’imitazione delle opere greche nella pittura e nella scultura (titolo originale: Gedanken über die Nachahmung der Griechischen Wercke in der Mahlerey und Bildhauer-Kunst), pubblicato nel 1755. In questo saggio, compare un passo essenziale per la comprensione del neoclassicismo. Eccolo qua per intero:

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Ancora 8 giorni per vedere una mostra interessante

‘Giuseppe Diotti. Un protagonista dell’Ottocento in Lombardia’ a Casalmaggiore, Museo Diotti, fino al 28 gennaio 2018

Giuseppe Diotti, “primo pittore lombardo” tra neoclassico e romantico in mostra nella sua casa-museo

, in Finestre sull’Arte

Una sala della mostra "Giuseppe Diotti. Un protagonista dell

Non è facile trovare una mostra allestita nello stesso luogo in cui l’artista visse e realizzò parte delle sue opere: è questo un punto di forza per la rassegna che Casalmaggiore, piccolo comune poco distante da Cremona, dedica fino al 28 gennaio a uno dei suoi figli più illustri, Giuseppe Diotti (Casalmaggiore, 1779 – 1846). Artista glorificato nella sua epoca, tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento, tanto da meritarsi gli onori di Defendente Sacchi, tra i più importanti e autorevoli critici d’arte a lui contemporanei, che nel 1832 scrisse: “Diotti è il migliore pittore lombardo e alcuni credono anche il migliore che dipinga in Lombardia: la moda dà la palma ad Hayez e a Pelagi, forse il tempo la darà a Diotti…”: tuttavia, dopo la sua scomparsa fu trascurato dalla critica e oggi, purtroppo, pochi lo ricordano.

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