La sconfitta della tutela

Di come Leonardo volò al Louvre per un avverbio. Il punto di vista di Tomaso Montanari e di Antonio Lampis

di Silvia Mazza, Finestre sull’arte, 28-10-2019

L'Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci in mostra al Louvre

L’Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci in mostra al Louvre

L’ Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci alla fine è stato esposto al Louvre. Ma la faccenda non dovrebbe ritenersi chiusa, dato che è rimasta da risolvere una questione giuridica che potrà riproporsi in futuro anche per altre opere che rientrano nella lista delle Gallerie dell’Accademia di Venezia tra quelle “escluse dal prestito in quanto costituenti il fondo principale del Museo”, come La Tempesta di Giorgione, La Pietà di Tiziano o La caduta di Fetonte di Michelangelo.

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La prostituzione del Louvre

Tomaso Montanari, Una notte con Monna Lisa: Louvre “si vende” ad Airbnb

Concorso del museo parigino – Per il vincitore, dopo la chiusura serale, aperitivo e cena nelle sale e notte all’interno della “Pyramide”

“Una notte con Monna Lisa: Airbnb e il Museo del Louvre rivelano un’esperienza inedita del museo. Per festeggiare i 30 anni della Pyramide, il Louvre si associa a Airbnb per offrire un accesso esclusivo al museo e ai suoi capolavori”.
Il sito ufficiale del Louvre ha indetto il concorso, aperto dal 3 al 12 aprile: si trattava di scrivere, in poche righe, perché il candidato si riteneva l’invitato ideale di Monna Lisa.

 

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Ma i grandi musei sono in attivo? E il museo deve guadagnare? Come si mantengono Met e Louvre.

Nessun grande museo è “una macchina da soldi”. Tanto più se vuol fare soprattutto cultura.

Vittorio Emiliani in Articolo 21, 13 gennaio 2015

 

Uno degli slogan oggi più in voga per i nostri musei è questo: vanno sprovincializzati, vanno gestiti da manager, vanno resi redditizi, “macchine da soldi” più brutalmente (come disse tempo fa Matteo Renzi per gli Uffizi). Soldi, soldi, soldi, come in un famoso musical di Garinei e Giovannini, nel quale si citavano anche i romaneschi “papabraschi”, cioè i pagamenti a pronta cassa, fra Sette e Ottocento, della famiglia di papa Pio VI Braschi, promotore fra l’altro di Palazzo Braschi e del Museo Pio Clementino, i futuri Musei Vaticani.

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