Torna il rebus Tempesta fra naturalismo e soggetto
di Stefano Pierguidi, Alias, 11-9-2022

la storia dell'arte libera la mente
di Stefano Pierguidi, Alias, 11-9-2022
di Roberto Cobianchi, Alias, 10-7-2022
Leggi tutto “Il senso di visita di un santuario medievale: Subiaco”
di Sabrina Crivelli, da Art Tribune, 11-11-2017
In qual maniera e con quali significati l’irriverente regista inserisce nelle sequenze del suo cinico ritratto di Cinecittà dei veri e propri tableaux vivants, che riproducono la Deposizione dalla Croce di Rosso Fiorentino il Trasporto di Cristo di Jacopo da Pontormo?
Leggi tutto “A proposito di Crocifissioni: La ricotta di Pasolini”
di Monica Centanni in Engramma 163, marzo 2019
1 | Tiziano, Baccanale degli Andri, 175 x 193 cm, Madrid, Museo del Prado.
Madrid, Museo del Prado Sala 42: un quadro, grande, di Tiziano invita lo spettatore a entrare in gioco, spalancandogli davanti la scena di una festa en plein air. Corpi in movimento, brocche di vino che passano di mano in mano, uomini e donne, vestiti e svestiti, un bimbo che si tira su la vestina e fa la pipì, musica che par di sentirla suonare, clima di festa. Tutto questo non è che il fondale: perché protagonista è il corpo femminile in primo piano – carne delicatamente rosea, morbida, forme sontuose, capelli sciolti, i riccioli fluttuanti di un biondo caldo. Quasi fuori scala rispetto alla taglia degli altri personaggi, nuda, di un’esibita nudità, il volto, riverso e pervaso da un piacere assoluto, che isola la figura in un suo altrove agli altri inaccessibile, il braccio piegato dietro alla testa, raccontano meglio di qualsiasi altro dispositivo narrativo, verbale o icastico, cosa sia una festa dionisiaca: ebbrezza, dolcezza, abbandono della rigidità delle forme e delle posture, rilassatezza delle membra, oblio di sé, paradosso di un’estasi dal mondo tutta mondana – questo è quanto Dioniso insegna
Leggi tutto “Erotismo di matrice classica nei dipinti di Tiziano per Alfonso d’Este”
di Federico Giannini, Finestre sull’arte, 13-10-2021
Un ritratto colmo di “sensibilità, gentilezza, amore, e un contegno che respira lo spirito della Vita Nova”. Sono le parole che Mary Shelley, nel 1844, adoperò per commentare l’affresco col ritratto di Dante Alighieri ch’era stato da poco ritrovato nella cappella del Podestà nel Palazzo del Bargello a Firenze.
Puoi leggere la continuazione dell’articolo al seguente link
di Federico Giannini, Finestre sull’arte, 2-7-2021
C’è un momento piuttosto preciso, nel corso della storia, in cui è possibile individuare i prodromi della costruzione dell’odierno mito di Dante. Il culto dantesco, in altri termini, ha un luogo e una data di nascita, ovvero l’Inghilterra della fine del Settecento, e un padre sicuramente inconsapevole, Joshua Reynolds, ma che fu tuttavia capace di recuperare per la prima volta i temi della Commedia senza tener conto delle implicazioni religiose, teologiche e morali del poema, preoccupandosi più di restituire la potenza visionaria dell’immaginario dantesco.
Puoi continuare a leggere questo articolo cliccando il seguente link
di Stefano Pierguidi, alias, 27-6-2021
Nicolas Poussin, “Et in Arcadia ego”, c. 1638, Parigi, Musée du Louvre
Folgorazioni / Storici dell’arte: Erwin Panofky. All’”Et in Arcadia ego” di Nicolas Poussin, versione del Louvre, Erwin Panofsky dedicò nel 1936 un saggio, rivisto nel ’55, all’origine di una celebre controversia, protagonisti Louis Marin e Lévi-Strauss Leggi tutto ““Et in arcadia ego”: le ambigue parole della morte”
di Valentina Porcheddu, Alias, 13-6-2021
di Federico Giannini, Finestre sull’arte, 5-7-2017
I Canonici Regolari di Sant’Agostino probabilmente non immaginavano che il dipinto che avevano commissionato a Leonardo da Vinci (Vinci, 1452 – Amboise, 1519) nel 1481 non sarebbe mai stato terminato. Anzi: attesero per anni che il grande genio del Rinascimento facesse ritorno a Firenze per portare a compimento la sua Adorazione dei Magi, che i frati volevano destinare alla chiesa di San Donato in Scopeto, poi distrutta poco prima dell’assedio del 1529.
Puoi continuare a leggere l’articolo al link
di Nadia Maria Filippini, il manifesto, 23-12-2020
Antonio Veneziano, «Madonna del parto» (Pieve di San Lorenzo, Pontassieve)
AVVENTO. Il parto verginale di Maria. Tra esaltazione della maternità e rimozione. Per secoli il dibattito si è snodato intorno al modo in cui la ragazza di Nazareth ha «dato alla luce» Gesù. L’ostilità verso la materialità del corpo ha pesato sul vissuto femminile fino alla presa di parola del movimento delle donne Leggi tutto “Quanto può durare la verginità di Maria?”