Orientalismo italiano venato di voyeurismo

L’Oriente immaginato. L’eros nella pittura italiana dell’Ottocento

di Jacopo Suggi, Finestre sill’arte 13-2-2022

Fabio Fabbi, Il Mercato delle schiave (olio su tela, 88 x 40 cm; Collezione privata)

L’apertura dell’Europa verso l’Oriente portò, tra Ottoo e Novecento, importanti novità anche sul piano dell’arte: cominciò a formarsi l’immagine di un Oriente misterioso e lontano, dove la rappresentazione della donna seguì a lungo stereotipi esotici fortemente eroticizzati.

L’Oriente come costruzione mentale dell’Europa è sempre stato individuato e visto come un territorio misterioso e lontanissimo, antico e selvaggio. Questo costrutto ebbe confini geografici assai labili, che gli europei hanno spinto sempre più lontano con il procedere delle nuove scoperte geografiche e rotte commerciali. Il termine Oriente, che spesso includeva la visione di tutto ciò che è diverso ed esotico, poteva indicare la Turchia, così come il Marocco, l’Egitto, fino alla Siria o alla Cina.

 

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